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I MUSEI NEL CAMMINO
Museo di Bolca
Museo di San Bortolo
Museo di Giazza
Museo dei fossili di Bolca

Le prime notizie si trovano nel libro di Andrea Mattioli “i Discorsi sopra il Dioscoride” del 1552 dove afferma di aver visto delle pietre con pesci fossili all’interno. Andrea Mattioli, luminare scientifico e botanico di quel tempo era venuto prima di quella data sul Monte Baldo, non lontano da Verona, in cerca di erbe medicinali. Esisteva già qualche “collezionista” di fossili di Bolca come Francsco Calceolari che nel 1571 espone nel suo museo l’importante raccolta del farmacista Francesco Calzolari di Verona che nel suo museo, (il primo museo naturalistico conosciuto al mondo) oltre ad altri reperti naturalistici, anche alcuni pesci di Bolca. Messi nei cassetti delle vetrine e tagliati con poca matrice attorno per non occupare tanto spazio. Ma è con l’avvento dell’Illuminismo, quando si comincia a studiare con metodo scientifico, che i fossili vengono approfonditamente studiati.

Bolca attira l’attenzione e l’interesse di colti personaggi nobili, come Scipione Maffei e Giovanbattista Gazola che troviamo a metà XVIII sec. come proprietari dei giacimenti. Si scava assiduamente e in questo periodo la Famiglia Cerato, già attiva nelle miniere di lignite di Bolca, scava anche i fossili per questi conti. Più tardi le miniere verranno prima prese in affitto (1843) e poi acquistate dai Cerato. Il conte Gazola era riuscito nel frattempo a creare una stupenda collezione con diverse centinaia di splendidi esemplari, descritta e illustrata nel 1789 da Serafino Volta nel suo “Ittiolitologia Veronese”. Un lavoro gigantesco con oltre 100 illustrazioni di estrema precisione.

E’ Stato per decenni il miglior trattato paleontologico a livello mondiale. (una copia del grande libro è esposta nel Museo privato della Famiglia Cerato). Purtroppo gran parte della collezione Gazola, con l’arrivo a Verona di Napoleone Buonaparte, è stata trasferita al Museo di Storia Naturale di Parigi. Gli scavi hanno portato alla luce oltre 100.000 esemplari fra pesci, crostacei, rettili, insetti e piante, custoditi in un centinaio di musei di tutto il mondo. Il museo dei Fossili di Bolca si trova in una moderna costruzione in centro al paese. Si sviluppa su due piani e vi sono esposti oltre 500 esemplari di vario genere, con didascalie che raccontano la storia del Giacimento, lo scavo e lo studio dei fossili, e le forme di vita che pullulavano in quei caldi mari tropicali. Da non perdere la passeggiata paleontologica, di circa 3 km, verso la zona degli scavi della Pesciara. Un percorso nel verde che ci porta a vedere le gallerie da cui sono stati prelevati i preziosi reperti. Per orari di apertura, notizie più dettagliate, prezzi e prenotazioni visitare il sito: www.museodeifossili.it

Museo dei Trombini San Bortolo

Il Museo si trova nella piazza accanto alla chiesa del paese. E’ costituito da due locali: quello d’ ingresso è riservato all’accoglienza dei visitatori con grandi immagini di trombini di una volta e di oggi. Nella seconda sala, utilizzata anche per le proiezioni, viene mostrato il metodo di costruzione, con relativi attrezzi, del trombino. Ci sono anche alcuni pezzi storici, minuziosamente decorati con borchie metalliche, intagli e nomi del proprietario. Sullo schermo della parete di fondo si può proiettare un filmato sull’ attività del Gruppo dei “pistonieri" di San Bortolo che coinvolge il visitatore, mostrandogli la storia del trombino, il forte legame con la cultura cimbra e facendogli un po’assaporare le forti sensazioni, al momento degli scoppi, durante le manifestazioni del folklore locale.

Dal 2017 l'Associazione gestisce il "Museo dei Trombini della Lessinia". Il museo si trova a San Bortolo delle Montagne, nel comune di Selva di Progno (VR), in Piazza Vittorio Veneto, a fianco del campanile della chiesa.

Apertura:
• dal 1 aprile al 30 settembre: domenica e giorni festivi dalle 10:00 alle 12:00 e dalle 15:00 alle 18:30;
• da ottobre a marzo e nei giorni feriali: apertura su appuntamento per comitive di almeno 10 persone (telefonare al numero 3496004112 o al numero 3664499661 in orario serale).

Volontari dell'Associazione sono presenti e disponibili ad accompagnare la visite e a rispondere alle curiosità.

Museo etnografico di Giazza

Come quello di Bolca, il Museo dei Cimbri di Giazza è una delle strutture museali della Comunità Montana della Lessinia. Costruito negli anni Settanta del XX secolo scorso con lo scopo di documentare le vicende storiche, linguistiche, culturali del popolo dei Cimbri. Il museo si sviluppa su tre piani e al primo piano son presentate le tematiche sull’origine della lingua cimbra, sull’organizzazione familiare ed economico-sociale.

Alcuni pannelli mostrano la lavorazione del carbone nelle carbonare e della calce nelle calcare durante le quali tutta la popolazione era direttamente coinvolta. Il carbone vegetale veniva venduto e la calce era utilizzata per fare gli intonaci e per disinfettare ambienti resi invivibili a causa delle malattie come la peste. Un altro pannello è dedicato alla giassara, un pozzo sottoterra dove si conservava il ghiaccio prodotto in inverno. Questo prezioso materiale veniva venduto in estate nelle città vicine.

Al primo piano è trattato anche il fenomeno dell’emigrazione che ha interessato tutta l’alta Lessinia nei secoli trascorsi, facendo calare paurosamente il numero dei residenti. Molti di questi emigranti hanno mantenuto fino ad oggi la loro parlata tedesca, a tal punto che si parla di più il cimbro fra gli emigrati che a Giazza. In altri pannelli sono presentati gli elementi peculiari dell’architettura cimbra della Lessinia. Il tema legante è l’uso della pietra per costruire le contrade, i tetti, i camini, i tetti gotici (molto spioventi), ricoperti di canne palustri per costruire le stalle, e le lastre di rosso ammonitico per le case. Una perfetta armonia fra i luoghi usati dall’uomo e l’ambiente.

Il Curatorium Cimbricum Veronense che ha qui la sua sede è il vero motore di tutte le attività culturali, editoriali e di mantenimento e divulgazione della lingua cimbra. Pochi a Giazza parlano questo dialetto tedesco portato qui dai primi coloni verso l’undicesimo secolo e mantenutosi integrale per secoli, senza subire mutazioni. Molti termini cimbri sono rimasti nella toponomastica e nei cognomi delle persone. Nel territorio di Selva di Progno, come pure nel resto della Lessinia orientale, esiste un altro aspetto religioso e culturale di rilievo: le tavolette votive. Dai primi anni del XVI secolo, fino alla fine del 1800, la gente per devozione e per voto ha eretto in località ben in vista, nei crocicchi, vicino alle abitazioni, delle steli votive rappresentanti molto spesso la Madonna col Bambino, ma anche la Vergine in compagnia del figlio e dei Santi Rocco, Sebastiano. Una raccolta di queste madonnette è esposta nella prima sala del Museo al pianterreno.

Per ultimo viene presentato il fantastico mondo delle leggende tramandate in questi remoti angoli della montagna veronese. Incontriamo le anguane, gli orchi e le fade le cui peripezie erano l’argomento prediletto nelle lunghe serate dei filò invernali, con attenta e timorosa partecipazione soprattutto da parte dei bambini che, senza batter ciglio, seguivano i racconti dei nonni, prima di andare a letto.

Informazioni:
tel. 045 7847050
e.mail: museo@cimbri.it
sito: http://www.cimbri.it

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